Disincanto della religione Ingenuità della ragione?
Lo studio che presentiamo sviluppa una teoria della relazione tra religione e ragione, come tema da sempre dibattuto nella storia del pensiero e della ricerca scientifica. Il lavoro è guidato dalle analisi e dalle indagini di due pensatori, Julien Ries e Charles
Taylor, che nei rispettivi campi, quello storico antropologico e quello filosofico, affrontano la tematica.
Con il titolo, in forma paradossale e, per certi versi, provocatorio: Disincanto della religione, ingenuità della ragione? (attribuendo alla religione ciò che normalmente si riferisce alla ragione e alla ragione ciò che normalmente si attribuisce alla religione), prende avvio la discussione, intrecciando quattro campi di ricerca: quello sociologico, quello della storia delle religioni; l’analisi antropologica culturale e religiosa; la ricerca filosofica.
Punto di arrivo, ma altresì di ripartenza, del cammino che gli studi storico-antropologici di Julien Ries compiono nella individuazione, fin nella struttura stessa dell’uomo, della dinamica di relazione tra le componenti fondamentali dell’essere e del suo esistere: ragione e religione. Sono i sentieri ininterrotti della ricerca che collocano all’origine dell’immagine di mondo e di uomo il senso stesso dell’indagine. È il grande tratto della storia come “spazio della comunicazione”. In questa prospettiva, la filosofia di Charles Taylor, darà ragione della sostenibile “leggerezza” di un’epoca, quella secolare, di una lenta e, per certi versi inesauribile, riscoperta d’autenticità, già presenti nell’uomo (“uomo valutatore forte”) e nella stessa dinamica collettiva (“tempo del riconoscimento”). Il tempo della modernità, che ha posto le condizioni per una nuova “svolta assiale”, diventerà il luogo di un nuovo dibattito nella relazione tra ragione e religione. Dibattito che vedrà Taylor protagonista della lunga storia pre e post assiale: l’uomo prima e dopo il cambiamento imposto dalla modernità.
La tesi di fondo: unità-totalità ‘sostantiva’, sarà il filo conduttore che identificherà la persona umana nella relazione profonda di ragione e religione. Una rilettura del soggetto, nella società, nella comunità, in un’era oramai globalizzata, come possibilità dell’autenticità razionale e religiosa.
In questi termini la presentazione, sul piano storico antropologico e filosofico, dei due Autori, diventerà la scommessa di fondo che consentirà la fuoriuscita dalla condizione di conflittualità della relazione: dalla esclusione, al riconoscimento alla correlazione. Ponendo in tensione storia e coscienza, religione e ragione, nel contesto della millenaria cultura dell’umanità, in quello specifico della modernità, emergeranno equilibri di nuovi disincanti e nuove ingenuità, che, a più riprese, metteranno a dura prova sia la religione, sia la ragione.
Tensione che non dimenticherà mai la forma di autenticità come valore della persona e della collettività, dalla quale emergerà la sfida nuova del dibattito: la pluralità etnica, il multiculturalismo, e, lo sguardo, verso orizzonti che, seppur conosciuti, ancora si possiamo definire ‘nuovi’. Dialogo obbligato, tra religione e ragione, nelle società occidentali, ma altresì necessario, con quelle società che del conflitto religione e ragione, sono state preservate: le culture dell’Oriente.
L’antropologia di Ries e le analisi filosofiche di Taylor, porteranno a parlare di «nuova antropologia religiosa», come categoria capace di fondare un “nuovo umanesimo”; di Secolarizzazione3, come originale luogo di dialogo e possibilità di una «cornice immanente aperta»; sarà «l’effetto nova», che dalla modernità, fino a giungere alla contemporaneità, troverà il suo dispiegarsi, per il filosofo canadese.
Il termine ‘sacro’, ecco la parola magica che fungerà da anello di congiunzione tra le due posizioni: quella storico antropologica e quella filosofica. Sacro, dunque, come elemento della struttura della coscienza e non più e solo momento della storia. Sacro come ossatura della nuova forma di relazione tra ragione e religione, in correlazione reciproca.
In questa prospettiva diventerà possibile e vero parlare di lavoro continuo e di ricerca non fine a se stessa, ma in tensione verso un di più di consapevolezza e condivisione, pur all’interno di inevitabili diversità.
Sforzo dal quale emergerà, in forma piana e progressiva, lo studio che proponiamo. Sarà il cuore della nostra ricerca: raccogliere l’eredità di una lunga discussione, e mostrare la possibilità di una correlazione tra religione e ragione.