
CATTEDRA DELLE RELIGIONI – LEGNANO 2012
INDUISMO: LA RELIGIONE DELLA FESTA

Sulla scia degli incontri tenutisi due anni fa dedicati alle tre principali religioni monoteiste, torna la “Cattedra delle religioni” che si occupa quest’anno della religiosità orientale: induismo, confucianesimo, taoismo e buddismo, perché – ricorda mons. Carlo Galli, prevosto di S. Magno e principale organizzatore dell’evento – “oggi più che mai c’è, tra Oriente e Occidente, confronto, cooperazione e complementarietà”.
Il punto di vista prescelto per l’edizione 2012 è quello della famiglia, del lavoro e della festa in preparazione al VII incontro mondiale delle famiglie che si terrà a Milano tra il 30 maggio e il 3 giugno prossimi, per cui è prevista l’affluenza di almeno un milione di persone. Articolato in quattro lunedì consecutivi moderati dal prof. Mario Bombelli, il pubblico ascolterà e si confronterà con autorevoli studiosi di queste tradizioni religiose.
Il primo appuntamento si è tenuto ieri sera, nell’aula magna del Liceo Galilei, durante il quale padre Benedict Kanakappally, carmelitano scalzo e professore di filosofia alla Pontificia Università Urbaniana di Roma, ha tenuto una lezione sulla religiosità induista. Dopo aver fornito alcune coordinate storiche, padre Benedict ha descritto le analogie e le differenze che intercorrono tra questa e le principali religioni del mondo, approfondendo il concetto di lavoro (non concepito come punizione dell’uomo per il peccato commesso, come nel caso del cristianesimo) e di festività (“l’induismo è la religione della festa”, afferma padre Benedict, perché, oltre a venerare le proprie divinità, celebra le festività legate alle varie fasi della vita dell’uomo e ai periodi fausti dell’anno); il tutto cercando di sgomberare la mente dell’uditorio dai preconcetti diffusi in Occidente a partire dagli anni ’60 con il movimento hippy.
Ha fatto seguito alla lezione di Kanakappally un commento musicale del chitarrista Marcos Vinicius che accompagnerà anche i prossimi due lunedì.
CONFUCIANESIMO: ALLA RICERCA DELL’ARMONIA COSMICA

Secondo appuntamento ieri sera con la “Cattedra delle religioni” che ha affrontato il tema del Confucianesimo.
L’incontro, organizzato dalle parrocchie del Decanato di Legnano in tempo di Quaresima, rappresenta insieme agli altri tre temi proposti, un’occasione di dialogo e di confronto tra le religioni affrontando tre grandi aree, la famiglia, il lavoro e la festa.
La serata, organizzata nell’Auditorium Marinoni del Liceo Galilei e moderata dal prof. Mario Bombelli, ha visto ospite la relatrice Jea Suk Lee, professoressa della Pontificia Università Gregoriana di Roma, che ha tenuto una lezione sul Confucianesimo, che rappresenta una delle maggiori tradizioni filosofiche, morali e politiche della Cina.
Un complesso di credenze, riti e costumi fondati sull’antica saggezza cinese e associati al nome di Confucio, filosofo e uomo politico che ha puntato alla formazione dell’uomo attraverso due punti di forza importanti come la Società e lo Stato.
Il Confucianesimo punta al raggiungimento dell’armonia sociale. Amore, norma celeste, pietà filiale, giustizia e fiducia sono i principi che vengono indicati ai confuciani per poter trovare tale armonia, diventando così Uomo Santo, ossia colui che è in grado di arrivare alla massima armonia ed equilibrio dove ogni cosa trova il giusto posto.
La prima caratteristica della struttura della famiglia del Confucianesimo è la pietà filiale, in base alla quale il figlio deve dimostrare una disposizione di cuore verso i genitori che gli hanno donato la vita. La pietà filiale presuppone uno sforzo, un obbligo morale e un dovere assoluto. I fanciulli impareranno così a rispettare i propri genitori e a cominciare a nutrire rispetto e amore verso gli altri.
Altro tema affrontato è stato quello del lavoro, che nel Confucianesimo rappresenta un’attività faticosa, ma che può essere trasformata in gioia se si pensa alla felicità degli altri. Lo scopo del lavoro è prendersi cura della propria vita e degli altri. Attraverso il lavoro l’uomo può comprende la ricchezza della vita, secondo Mencio, il più eminente filosofo cinese aderente al Confucianesimo.
LA FESTA E LA FAMIGLIA NELLA CULTURA BUDDHISTA

Nella terza tappa dell’iniziativa della “Cattedra delle religioni” è stato affrontato il tema delle tradizioni buddiste inquadrato, come nelle serate precedenti, nei due orizzonti del lavoro e della festa.
Come si sa infatti, quest’anno l’iniziativa della “Cattedra” si propone come momento di riflessione in riferimento al tema che sarà al centro del VII Incontro mondiale delle famiglie che si terrà a Milano nella prossima primavera (31 maggio, 1 e 2 giugno 2012): “La famiglia: festa e lavoro”.
Il relatore, Padre Luciano Mazzocchi, è un saveriano che ha trascorso 19 anni di missione in Giappone dove si è appassionato alla cultura di quella nazione e si è interessato al dialogo tra cattolicesimo e buddismo zen. Al suo rientro in Italia si è impegnato nella diffusione della cultura zen: ha fondato, con un monaco buddista, la comunità di dialogo interreligioso “Stella del mattino”, è reponsabile dell’associazione culturale “Vangelo e zen” ed ha esposto in numerosi libri le sue teorie in merito al rapporto tra il Vangelo e i principi dello Zen.
Nel suo articolato discorso Padre Luciano ha manifestato tutto il proprio entusiasmo per una religione che, pur molto diversa e distante dalla nostra, può offrire anche a noi spunti di riflessione.
Il buddismo nasce circa 2500 anni fa in ambiente induista e si propone come risposta all’esperienza del dolore, è originato proprio dalla necessità di liberarsi dal dolore. Ogni religione affronta il tema del dolore e ne fornisce all’uomo una spiegazione e una giustificazione, si giunge talvolta anche alla sublimazione; il buddismo, al contrario, indica la via per evitarlo nella ricerca di un vivere composto, leale, onesto.
Padre Mazzocchi spiega che proprio questo modo di interpretare la realtà ha fornito alle popolazioni che hanno abbracciato la religione buddista l’energia e la luce per affrontare in modo composto ogni momento della vita, sia quelli gioiosi che quelli segnati dalla tragedia. “La visione buddista della vita – sostiene il relatore – che concepisce la realtà come un fluire, aiuta a comprendere la dimensione della grazia e svuota l’attaccamento alle opere”.
É sicuramente una religiosità pervasa da una forte spiritualità mistica, caratterizzata da uno sguardo attento e incantato verso la natura e da un profondo rispetto per la libertà individuale. Le feste, in questo contesto culturale, sono legate soprattutto a momenti importanti della vita famigliare e a particolari fenomeni o manifestazioni della natura.
L’intervallo musicale, con le delicate composizioni eseguite dal Maestro Vinicius, è stato un efficace momento di riflessione oltre che di piacevole ascolto.
Ha quindi fatto seguito un interessante dibattito che ha messo a fuoco alcuni degli aspetti presentati dal relatore.