Dallo studio della teologia, nel campo dell’antropologia teologica, alla storia delle religioni, alla filosofia delle religioni, ho imparato ad apprezzare la preziosità del lavoro dell’uomo, l’infaticabile ricerca e l’inesauribile cammino alla scoperta della verità. Quando non è solitaria, bensì condivisa.
Ho maturato capacità e competenze relazionali, come insegnante, in ambiente internazionale a Roma, poi a Milano all’Università Cattolica, al Liceo di Arona, presso Università per Adulti, con studenti provenienti da differenti ambiti culturali e di diverse età.
Dall’organizzazione del metodo di studio, alla preparazione di progetti culturali, con specifico riferimento alle competenze e alle organizzazioni di sviluppo per l’inserimento nel mondo dell’istruzione, universitario e culturale in genere, ho imparato che i risultati si ottengono dall’umile ascolto delle persone e della realtà che ci circonda.
Disincanto della religione.
Ingenuità della ragione?
Dall’esclusione, al riconoscimento, alla correlazione
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Henri de Lubac
Antropologia in dialogo tra il paradosso dell’uomo e l’ecclesialità della fede
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L’albero, le Radici e le Fronde
Itinerario storico filosofico delle religioni
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Henri de Lubac
Antropologia in dialogo tra il paradosso dell’uomo e l’ecclesialità della fede
Tutta l’opera di Henri de Lubac ha come motivo fondamentale la passione per la riscoperta della viva Tradizione della Chiesa; ma il suo contenuto, il cuore della Tradizione è la centralità assoluta di tale Mistero. Far memoria dell’Evento di Cristo e della Tradizione (la cultura originata dall’Evento Cristo) sarà così il metodo della Teologia; il suo contenuto poi, sarà la centralità dell’Evento: la sua logica (discorso sul soprannaturale, che implica il rapporto tra la creazione e la redenzione), le sue modalità concrete (Sacramenti e Chiesa), le sue implicazioni a livello storico-profano (il problema di un “umanesimo cristiano”), per considerare, infine, ciò che va “contro” l’Evento (l’ateismo).
L’ALBERO, LE RADICI E LE FRONDE
Itinerario storico filosofico delle religioni
Lo studio della religione è sicuramente un tratto distintivo e vitale della tradizione culturale occidentale. Difficilmente troveremmo qualche cosa di analogo in altre tradizioni culturali. La particolarità della nostra tradizione consiste in un’indagine capace d’esplorare i vari strati che compongono il terreno sul quale l’uomo vive l’esperienza religiosa. Terreno variegato in superficie, ma stratificato nella sua composizione; fertile di un humus, di una fertilità che non può rimanere nascosta: necessita di essere indagata con attenzione e serietà.
Lo scopo, nella scrittura di queste lezioni, è stato quello di dare forma al ‘tratto distintivo’ nello studio delle religioni. Metodi, problemi e temi comparati sono i tre ambiti specifici dell’indagine sulle religioni. Dai monoteismi, alle religioni dell’Oriente, fino alle culture religiose dell’America centrale e meridionale, per terminare con le nuove forme di espressione religiosa. Il panorama è molto ampio, quanto l’estensione della nostra terra. Tratto comune, in misura differente, ma costante, è il tema del conflitto. Con parole semplici: “la violenza nelle e dalle religioni”. L’indagine ha permesso di scoprire che la violenza è generata dall’immagine che spesso l’uomo religioso si fa del divino che professa.
Disincanto della religione
Ingenuità della ragione?
Dall'esclusione, al riconoscimento, alla correlazione
Lo studio che presentiamo sviluppa una teoria della relazione tra religione e ragione, come tema da sempre dibattuto nella storia del pensiero e della ricerca scientifica. Il lavoro è guidato dalle analisi e dalle indagini di due pensatori, Julien Ries e Charles Taylor, che nei rispettivi campi, quello storico antropologico e quello filosofico, affrontano la tematica.
Con il titolo, in forma paradossale e, per certi versi, provocatorio: Disincanto della religione, ingenuità della ragione? (attribuendo alla religione ciò che normalmente si riferisce alla ragione e alla ragione ciò che normalmente si attribuisce alla religione), prende avvio la discussione, intrecciando quattro campi di ricerca: quello sociologico, quello della storia delle religioni; l’analisi antropologica culturale e religiosa; la ricerca filosofica.
Punto di arrivo, ma altresì di ripartenza, del cammino che gli studi storico-antropologici di Julien Ries compiono nella individuazione, fin nella struttura stessa dell’uomo, della dinamica di relazione tra le componenti fondamentali dell’essere e del suo esistere: ragione e religione. Sono i sentieri ininterrotti della ricerca che collocano all’origine dell’immagine di mondo e di uomo il senso stesso dell’indagine. È il grande tratto della storia come “spazio della comunicazione”. In questa prospettiva, la filosofia di Charles Taylor, darà ragione della sostenibile “leggerezza” di un’epoca, quella secolare, di una lenta e, per certi versi inesauribile, riscoperta d’autenticità, già presenti nell’uomo (“uomo valutatore forte”) e nella stessa dinamica collettiva (“tempo del riconoscimento”).
Dal risveglio della sua coscienza, un milione di anni fa, l’Homo erectus è un homo symbolicus e un homo religiosus. La sua prima grande scoperta fu senza dubbio la ierofania della volta celeste. Era la prima esperienza vissuta di ciò che l’uomo stesso qualifica come sacro. […] L’attività simbolica dell’uomo risponde alla sua natura e costituisce una funzione primaria della sua vita. È per mezzo dell’attività simbolica che l’uomo è capace di percepire la ierofania o manifestazione del sacro, la qual cosa lo porta a vivere la sua esperienza religiosa.
J. RIES, L’uomo e il sacro nella storia dell’umanità